Un bambino e un gatto. Il “suo” gatto. Il racconto delle cure amorevoli, delle mille attenzioni, dei divertenti giochi ai quali, inspiegabilmente, il “suo” gatto sempre si sottrae. “Tu sei mio” gli dice il bambino. “Vieni qui, fai così, dimmi di sì. Io decido come stai, cosa fai, quando vai e quando resti. Se mi piaci o se mi stressi. Gioca con me! Adesso dormi! E ora… salta! Fermo! Dove scappi?”. È cosa risaputa: si può ‘avere’ un cane, o un criceto, ma un gatto no.
I gatti non si fanno possedere, non si fanno mettere i piedi in testa, né si fanno coccolare a comando… ma sanno cosa amare e, soprattutto, come farsi amare. Infinite sono le meraviglie che il gatto svela al “suo” bambino: annusare i prati, arrampicarsi sugli alberi, fingersi tigre per poi a sera accoccolarsi, libero, ai piedi del letto.